Entrare nell’intimità dell’istinto creativo di un artista, cercando di percepire i moti dell’animo che lo legano all’opera, è stato sempre per me una curiosità primaria.
Questo momento privilegiato che si ha, conoscendo un artista, con Antonietta Innocenti è stato moltiplicato all’ennesima potenza; direi un coup de foudre per la personalità artistica e per il mondo interiore che trapelano dai suoi quadri: una cascata di emozioni che si generano guardando le sue tele. Nel corso degli anni alla conoscenza artistica e professionale si è poi aggiunta anche una profonda e sincera amicizia, che ci ha permesso di collaborare a diversi progetti espositivi, compreso questo di Salerno a Palazzo Fruscione, con slancio e con grande armonia.
La decisione di venire qui a Salerno risale a più di un anno fa, alla ricerca di un luogo capace di ospitare la vasta produzione dell’artista. Un lungo iter per tessere i contatti con questa città, con l’amministrazione comunale -nella persona del Sindaco Vincenzo Napoli- che ringrazio per la disponibilità e lungimiranza, con gli enti patrocinatori, con Maria Gabriella Alfano-Presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Salerno- con il Club Soroptimist, con le aziende Elève e Neotec, e tutto il lavoro di ricerca delle opere dei tanti collezionisti di Antonietta Innocenti, hanno reso questo progetto uno dei più complessi, ma al contempo il più significativo della mia carriera professionale fino ad oggi.
Una grande retrospettiva con oltre 200 opere, che rappresenta il percorso artistico di una vita dedicata all’arte. Un percorso artistico iniziato negli anni ’60 e ancora oggi molto prolifico, come testimonia l’ultima produzione -dal 2000 ad oggi- con la quale abbiamo deciso di iniziare il percorso espositivo di questa mostra. Poi un tuffo nel passato, di decennio in decennio: le opere degli anni ’60, ’70, ’80 e ’90, per passare poi ai disegni in bianco e nero, all’esperienza con la ceramica, agli acquerelli, ai manifesti per il cinema, ai disegni umoristici, ai tanti bozzetti di vetrate, dei quali rimane solo quello della chiesa francescana al Terminillo.
Un’opera omnia dalla quale emerge un ritratto poliedrico di un’artista unica, che ha saputo maneggiare l’arte con grande maestria. In particolare il lavoro dei manifesti per il cinema costituisce un unicum nel suo genere: una giovanissima Antonietta Innocenzi (non ancora maggiorenne) realizzava questi lavori, dipinti a tempera su carta, di film in programmazione nelle sale del cinema gestito dal padre. Citazione a parte meritano anche i disegni umoristici, che tratteggiano il quotidiano della classe borghese del tempo- senza risparmio d’ironia- e in cui traspare un’elegante, nonché piccante, vena ironica che valse all’artista -appena ventenne- il primo premio al Concorso Nazionale dell’Umorismo.
Nell’ultima produzione -dal 2000 ad oggi- tutto l’universo creativo di Antonietta Innocenti si concentra sulla figura femminile. Del resto nella storia dell’arte la donna è stata sempre fonte d’ispirazione per gli artisti: viene vista come madre, come modello di bellezza, come femme fatale, come incantatrice o essere angelico, come veicolo di emozioni, ma comunque eternamente protagonista della grande arte. Le donne di Antonietta Innocenti sono donne sensuali, eleganti, misteriose che seducono e spaventano, fragili ma sicure di loro stesse, dolci, ma mai ingenue.
“Sono così forti da potersi permettere di non indossare alcuna maschera, libere di essere vulnerabili, libere di provare emozioni, di correre anche il rischio di essere felici”…e Antonietta è tutto questo!
Rita Rocconi Studio Artemis
Responsabile Progetto Espositivo e coordinamento