“Capire i valori pittorici e lavorare meglio”
“Non c’è mai un inizio preciso nella pittura; potrei dire da bambina, ma tutti i bambini creano cose bellissime. Però ricordo un momento particolarmente difficile: quando, terminati gli studi, mi ritrovai sola a decidere del mio tempo e della mia pittura: una tela bianca. Non più un incentivo professionale, né un confronto, né un modello di fronte; dovevo decidere e iniziare.
Ecco se c’è stato un inizio, forse è stato quello”. Parlare con Antonietta Innocenti della sua arte e del suo modo di essere significa fare un viaggio attraverso i problemi che hanno coinvolto in questi anni le donne; problemi che ora sono buttati in faccia a tutti. Lei li ha vissuti da sola, in silenzio, risolvendoli, in parte, solo in un modo, quello che aveva a disposizione, quello di cui più era capace: dipingendo, lavorando con caparbietà, costanza, intelligenza; che solo per chi non la conosce può scambiare saggezza sempre posseduta e distaccata razionalità. Nei suoi lavori, infatti, l’aggressività, la disperazione, l’angoscia, sono sentimenti su cui la Innocenti può permettersi di teorizzare, di filosofare, qualche volta di ironizzare.
Di qui il suo modo di giocare mirabilmente con lo spazio nella pacatezza e nella chiarezza formale del suo modo di dipingere. Ancora quel suo inserire figure o scritte che oltrepassano il significato letterario e si fanno anch’esse segno, dipanandosi in una lunga sequela di parole come un filo decorativo negli spazi pittorici. Parole disegnate, figurazioni esse stesse, in cui la forma raggiunge un’essenzialità, fondendosi con il suo significato concettuale. Quello della Innocenti è un discorso di grande equilibrio, di chiarezza razionale, quasi che lo avesse raggiunto da tempo o portato da sempre dentro di sé. “Quando ho iniziato il cammino della pittura, la rivoluzione femminile era ancora nell’anticamera, ma io già sentivo dentro la problematica delle donne. fin dall’adolescenza, quando a loro era riservato solo il settore “famiglia, moglie, figli” (e non è poco, ma già capivo che non mi sarebbe bastato).
Sono andata avanti da sola controcorrente, con gli artigli, graffiando e litigando”. La pittura della Innocenti parla lo stesso linguaggio, ha dentro la stessa rabbia, ma se le si chiede quali sono state le tappe importanti del suo lavoro, risponde che non vuole mettere nulla “in cornice”, ma che ha conosciuto persone interessanti che le hanno fatto capire i veri valori pittorici per lavorare meglio. La purezza, l’equilibrio delle sue opere diventa raffinatezza che nasce da un’aggressività, da una voglia di gridare che va al di là della condizione femminile stessa diventando situazione umana.
(1978)